Abbiamo parlato spesso nel nostro blog dell’AI Act, la prima regolamentazione al mondo sull’Intelligenza artificiale voluta dall’UE. L’AI Act è già entrato in vigore, ma sono stati dilazionati i tempi per alcune applicazioni normative in modo tale da far adeguare gli stakeholders alle nuove regole.
Da Febbraio prossimo entreranno in vigore i divieti sugli utilizzi più controversi dell’AI come sorveglianza biometrica e riconoscimento facciale (per il controllo di massa), riconoscimento delle emozioni sul luogo di lavoro e scuole e i sistemi di punteggio sociale e polizia preventiva.
Dal 2026 toccherà alle leggi che regoleranno in maniera più rigida la sperimentazione e la commercializzazione dei servizi AI nell’Unione Europea soprattutto per i modelli AI a medio-alto rischio.
Per permettere un cammino comune, la Commissione ha organizzato l’AI Pact, ovvero un patto volontario tra UE e stakeholders per prepararsi all’entrata in vigore e, se possibile, impegnarsi ad applicare in anticipo i requisiti richiesti.
Gli impegni dall’AI Act si concentrano in tre azioni fondamentali:
L’adozione di una strategia di governance per promuovere l’adozione dell’IA nell’organizzazione e lavorare alla conformità con l’AI Act.
Identificazione e mappatura dei sistemi potenzialmente ad alto rischio secondo il framework dell’UE.
Promuovere consapevolezza e alfabetizzazione IA del personale, garantendo uno sviluppo etico e responsabile.
Oltre a questi impegni fondamentali, ce ne sono altri minori come garantire la supervisione umana, mitigare i rischi ed etichettare alcuni contenuti (lotta ai deepfake). Potete trovare il testo degli impegni (.pdf) cliccando qui.
Alla chiamata dell’UE hanno risposto in molti: sono più di cento gli stakeholders che hanno sottoscritto l’AI Pact tra cui Adobe, Amazon,Autodesk, Cisco, Google, HP, IBM, Lenovo, Microsoft, Palantir, OpenAI, Qualcomm, Scania, Samsung, TIM, e Vodafone.
Si notano al momento alcune mancanze che fanno rumore: Apple, Meta e Byte Dance (TikTok) non figurano all’interno della lista.
Meta non è nuova a posizioni in disaccordo con l’UE. Poco tempo fa in una lettera aperta firmata da Mark Zuckerberg, Daniel Ek di Spotify e John Elkann di Exor e altri imprenditori, si metteva in guardia l’UE dagli ostacoli normativi che avrebbero precluso la corsa alla ricerca dell’AI, facendo perdere terreno al vecchio continente rispetto a USA, Cina e India.
Secondo Zuckerberg l’UE, a causa della frammentazione normativa, avrebbe impedito l’accesso dei cittadini a modelli IA Open Source (come Llama di Meta) e a modelli multimodali di AI generativa. Interessante poi un passaggio in cui si lamenta l’intervento dei garanti della privacy che hanno stoppato l’utilizzo senza consenso dei dati pubblici degli utenti Facebook e Instagram per alimentare l’AI.
È possibile e anche probabile che nei prossimi mesi entreranno anche queste aziende all’interno dell’AI Pact, sta di fatto che dal 2026 dovranno rispettare a pieno i diritti dei cittadini europei garantiti dall’AI Act.
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